
venerdì 06-08-2010 |
11° giorno | Da Barbadelo a Palas de Rei |
--- | distanza km | ascesa metri | tempo pedalata | velocità media | difficoltà |
tappa | 44,3 | 1.366 | 04:42 | 10,46 | 4 su 5 |
progressivo | 768,1 | 13.677 | 62:42 | 13,44 | --- |
Note | Tappa importante soprattutto sotto l'aspetto psicologico in positivo e in negativo. Fra A Brea e Ferreiros si incontra il piccolo cippo che segna gli ultimi cento chilometri. Da Sarria in avanti c'è anche la maggior concentrazione di pellegrini a piedi: per ottenere la Compostellana è infatti sufficiente percorrere a piedi o a cavallo gli ultimi cento chilometri, oppure gli ultimi 200 in bici. |
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¡Buenos dias! ... y ... ¡Buen Camino! |
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Tappa brevissima quella di oggi, quasi tutta su sentiero, e il resto su carreteras secondarie; molto pesante.
Fra i pueblos di A Brea e Ferreiros, non ho potuto fare a meno di immortalare il cippo chilometrico ufficiale che indica meno di 100 chilometri alla meta. Si inizia a respirare un'aria diversa, carica di euforia.
Forse è questa che aiuta a far muovere le gambe quasi automaticamente, che fa aumentare non il desiderio di arrivare, quanto invece la curiosità di scoprire perché un giorno si è deciso di intraprendere un cammino da ricordare per sempre.
Forse è l'ambiente che ci circonda, dove inizia a essere difficile percorrere il sentiero senza che lo sguardo incontri in continuazione altri pellegrini che similmente a tanti piccoli rivoli, si riuniscono a formare un vero fiume.
Questa moltitudine implica anche la maggiore difficoltà di trovare alloggio per la notte, ma questo è un pensiero lontano; la mente è ormai rapita dal cuore ed elabora ben altri tipi di pensieri.
Continuo su tratti misti fino al moderno ponte di Portomarin sul lago artificiale di Belesar alimentato dal Rio Miño. Subito dopo mi aspetta un breve strappo su una ripida salita dal ponte sul lago fino alla città.
Dopo tanti giorni e tanti chilometri sotto il sole della Meseta e delle cime più alte, la sola vista di questa distesa d'acqua basta a procurare refrigerio.
L'antico abitato e il vecchio ponte sono ormai sommersi; tornano in parte visibili nei periodi di basso livello delle acque, tranne pochi edifici storici ricostruiti nella nuova città.
Curiosissima la ripida e lunga scalinata che all'incrocio stradale dopo il ponte sul lago, conduce i pellegrini a piedi all'abitato di Portomarin passando per la Capilla de Nosa Señora de Neves.
In origine l'abitato si trovava dove ora c'è il lago, infatti, con la costruzione molto più a valle della diga di Pesqueiras nei primi anni '60 venne sommerso l'antico paese medioevale i cui abitanti si trasferirono più a monte dove sorge l'attuale cittadina che conserva alcuni edifici di importanza storica, "smontati" e ricostruiti nel nuovo sito. Tra questi la iglesia/fortaleza de San Xoán (o San Nicolao).
Fatto il breve giro turistico di rito si sono fatte le undici e uno spuntino ci sta.
Acquisto anche qualcosa per la comida e dopo un breve riposino torno a calcare sui pedali con l'intento di fermarmi fra una o due ore in qualche punto di ristoro lungo strada.
Il fatto gioioso del giorno è stato rincontrare il gruppo dei valenciani. Verso l'ora di pranzo ero fermo a meno di un chilometro da Castromaior, alla taverna Cafe-Bar Descanso del Peregrino presso la Igrexa de Gonzar per una breve sosta di “ricarica” e di chiacchiera con una famiglia di pellegrini di Milano, quando arrivano i “sette”. Grande festa, grande birra, e ripartenza tutti insieme.
Una delle tante curiosità del Camino è che il percorso è disseminato di punti di ristoro spesso costruiti in prossimità delle chiese campestri, ma soprattutto si attraversano piccolissime borgate o pueblos che anche se rispondenti a nomi noti (non solo ai pellegrini, ma persino a Wikipedia) in realtà contano da una a poche decine di abitanti e nelle quali, in alcuni casi esiste anche un Sindaco.
A proposito di curiosità: siamo in Galizia ed è frequente imbattersi nelle tradizionali costruzioni in legno o pietra, lunghe e strette, con le pareti aerate, rialzate dal terreno con una sorta di piattaforma poggiante su pilastrini più stretti.
Sul tetto recano sempre una croce e un altro simbolo propiziatorio o protettore.
E comunque la foggia e le dimensioni ne definiscono lo stato sociale dei proprietari.
Ma non riesco ancora a capire di che si tratta.
Vista la forma, le dimensioni e la croce, mi autoconvinco che si tratti di tombe.
Più tardi Bernat mi spiegherà che sono delle dispense domestiche di cereali e alimenti irraggiungibili dai roditori
(v.pag. "Curiosità")
: sono i famosi horreos.
Al di là delle divagazioni, la previsione per oggi era di proseguire fino a Melide, ma visto che i Valenciani avevano già prenotato otto posti in
quattro camere di un hostal a Palas de Rei per dieci euro a testa, mi fermo lì.
🤣🤣🤣
Solite operazioni post-arrivo, e poi il pomeriggio a passeggiare, chiacchierare e pianificare la tappa di domani davanti ad abbondante cerveza e panadas con tonno o carne. Poi si va a cena e infine a nanna.
Altri fatti e impressioni della giornata:
Nella sagrestia della locale Igrexa de San Tirso, dove all'arrivo ho sellado la Credential, c'è appesa la foto del Papa. Si, ma è Karol Wojtyla! Da notare che siamo nell'agosto 2010. E non è ancora stato Beatificato... ma si vede che si son dimenticati... oppure che era più amato di Ratzinger...😇
Ho già preparato lo zaino e sto per andare a nanna. Non so se riuscirò a dormire serenamente con l'ansia per la tappa di domani che sarà purtroppo quella conclusiva, tanto agognata il primo giorno, e adesso tanto mesta perché segna la fine di un “percorso” fuori dal mondo e dal tempo abituali, che credo tutti vorremmo prolungare per chissà quanto.
A Domani.
Mi sta venendo da piangere a vedere il ponte di Portomarin e la scalinata per accedere al paese: ero arrivata DISTRUTTTTTTTTA!
RispondiEliminaMa quanta nostalgia...
grazie, il sito è stupendo!!!
baci sardi!
franca