
martedì 03-08-2010 |
8° giorno | Da Mansilla de las Mulas ad Astorga |
--- | distanza km | ascesa metri | tempo pedalata | velocità media | difficoltà |
tappa | 71,8 | 1.586 | 07:15 | 15,6 | 3 su 5 |
progressivo | 553,6 | 9.489 | 44:51 | 13,4 | --- |
Note |
Inizio di tappa in discreta salita a pendenza crescente per i primi 10 chilometri e per giunta a muscoli freddi. Il resto della tappa, tranne nel tratto da Santibanez a San Justo de la Vega, è all'insegna della normalità. Dopo quella di Burgos, oggi a León la seconda visita a una delle più grandi Cattedrali europee del culto Cattolico. |
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¡Buenos dias! ... y ... ¡Buen Camino! |
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Un'altra fantastica giornata ha inizio.
Anche oggi sono con il gruppo dei Valenciani.
Costituzione di un fondo cassa per gli acquisti quotidiani, colazione, e si parte.
Anche se sono di gran lunga il più anziano della compagnia, l'affiatamento è forte e mi trovo molto bene, ma come già detto, non essendo partiti insieme, non c'è alcun vincolo, per cui mi capita di staccarmi o riunirmi al gruppo secondo il ritmo e le preferenze del momento.
L'obiettivo di oggi potrebbe esser Hospital de Órbigo. L'idea sarebbe quella di pernottare sufficientemente vicino ad Astorga, in modo da poter visitare domani mattina la Cattedrale e il Palacio Episcopal e finire la tappa a Molinaseca per la visita l'indomani al castello templare di Ponferrada.
Tutte previsioni, ma poiché finora i fine tappa da me ipotizzati sono stati invece decisi dalle ruote, anche per stanotte mi affido alla sorte: dove le gambe vorranno fermarsi, lì dormirò.
A metà mattinata arriviamo a León e prima ancora della famosa Cattedrale, approdiamo in Plaza de San Marcelo dove l'occhio cade subito sull'inconfondibile stile architettonico di Antoni Gaudi con cui è realizzato il palazzo museo Casa Botines. Elemento di spicco è la notevole finezza con cui è scolpita la statua collocata sull'ingresso centrale che raffigura San Giorgio nell'atto di uccidere il drago.
Proseguiamo sui pedali con l'intento di un giro turistico che vista l'ora sarà abbastanza fugace, e poiché il vecchio adagio recita: "mens sana in corpore sano", prima di acculturarci sul Duomo cerchiamo un luogo discreto in cui consumare un abbondante spuntino di metà mattinata.
Quindi poco discosti ci "accampiamo" nel Parque del Cid forse anche un po irrispettosi verso l'"Excmo Sr.D. Justino Sansón Balladares, Embajador de Nicaragua", ritratto su un cippo granitico alle nostre spalle.
Siamo in una posizione nobiliare e dalla nostra "postazione" scorgiamo ancora le guglie di Casa Botines.
Dopo aver provveduto alla cambusa, il leader Bernat mi "intima" subito di riporre nello zainetto le due barrette energetiche che mi apprestavo ad addentare, per partecipare al convitto intorno a una panchina imbandita con grandi panadas e boccadillos da farcire con il famoso chorizo, tonno, cozze, e altre prelibatezze. Il tutto innaffiato con abbondante cerveza.
Quando saziato il "corpore", anche la "mens" reclama la sua parte, cerchiamo uno stallo sicuro per le biciclette e ci rechiamo in Plaza de la Regla in cui si erge l'omonima cattedrale.
All'interno è possibile ammirare alcuni dipinti del pittore francese Nicolas Frances, la cui opera principale è proprio la grande pala dell'altare maggiore della stessa Cattedrale. A lui è dedicato lo strano monumento bronzeo nella stessa città.
(v.pag. "Curiosità")
La visita alla maestosa Santa Maria de Gracia è guidata da un Cicerone d'eccezione: Rafel è uno studioso e appassionato d'arte e di storia dell'arte e ci illustra tutti i dettagli e le curiosità del Duomo, che probabilmente non figurano neanche nelle guide ufficiali.
Purtroppo a causa della bassissima illuminazione interna della chiesa, la qualità delle foto aquisite non è stata delle migliori, per cui preferisco non pubblicarle. Ricordo a chi legge che comunque dalla pagina "Download" può scaricare anche quelle non pubblicate.
Questo inconveniente non mi ha impedito di catturare in esterno inquadrature simpatiche o artistiche esulanti dal contesto sacro. Ad esempio come quella qui sotto.
El Camino e Santiago nasce come pellegrinaggio da compiere a piedi. Nel tempo le esigenze dei pellegrini viandanti hanno stimolato l'inventiva che li ha portati dapprima a servirsi dei mezzi di trasporto dell'epoca e cioè cavalli e asini come figura nel monumento sull'Alto del Perdon, e poi anche delle ruote purché (come da "protocollo canonico") a trazione umana. E chi non può permettersi il più tecnologico carrellino "in titanio spaziale alveolare", viaggia col bambino e il bagaglio alloggiati sul frutto della sua creatività e tenacia pur di raggiungere l'obiettivo.
Poco dopo questa foto curiosa, dedichiamo qualche posa anche a noi bicigrinos appollaiati sul nome bronzeo della città.
Dopo la lunga sosta cittadina, e sazi nel corpo e nello spirito, ci rimettiamo in sella per uscire dal capoluogo sulla N120, e in 5 km attraversiamo Trobajo del Camino, La virgen del Camino con la basilica arricchita in facciata da 13 statue in stile modernista che non mi è piaciuta (ma è questione di gusti), Valverde de la Virgen, San Miguel del Camino, per arrivare a Villadangos del Paramo. Da lì i centri abitati si diradano un po', per modo di dire: sono sempre molto vicini, ma ovviamente non come nei sobborghi di León.
Nel primo pomeriggio giungiamo al paesino di Hospital de Órbigo che prende nome dall'omonimo Rio Órbigo, attraversando il più lungo ponte del Cammino, Puente de Órbigo, noto anche come Paso Honroso cioè il Torneo dell'Onore in virtù della leggenda che lo riguarda. (v.pag. "Curiosità")
Da quel poco che ci è dato vedere durante la sosta per l'acqua, a parte il ponte il paese non offre grandi delizie per gli occhi, per cui dopo una veloce sosta di rinfresco si riparte alla volta di Santibanez de Valdeiglesias, dove abbandoniamo la N120 per immetterci sul sentiero sterrato che passando a monte ci conduce prima a San Justo de la Vega, e infine ad Astorga per il meritato riposo di fine tappa. Ma c'è ancora un bel po' da sgroppare.
Siamo sempre sull'altopiano della Meseta a una quota media di oltre 800 metri e dopo il freddo pungente della mattina, il sole picchia forte. Inoltre il tratto di sentiero da Santibanez a San Justo si è rivelato molto duro con terreno smosso, ciottoli, sabbia, pietre aguzze, canaloni, naturalmente tutto in forte pendenza e quasi sempre sotto il sole cocente. Ma ne è valsa la pena perchè come al solito, abbandonata la carretera ritroviamo la vera essenza del Camino; prima, a un quadrivio, con un punto di sosta votivo con una croce e una rudimentale statua/fantoccio di un pellegrino plasmata a mano in cemento armato, e dopo meno di 4 km quello che forse è il più noto e curioso punto di ristoro di tutto il Camino: La Casa de los Dioses, noto anche come El Jardín de Alma.
Un capannone agricolo abbandonato con all'interno un vecchio frigorifero, un divano sgangherato e una coperta sdrucita stesa, e pochi altri oggetti; è stato eletto a domicilio da uno strano personaggio di circa 30 anni. All'aspetto sembra un mix fra un figlio dei fiori uscito da un film degli anni '70 e un giamaicano con codino d'ordinanza. È un volontario senza lavoro che ha sposato la causa della devozione al Santo, e giornalmente usa un vecchio furgone per raccogliere o acquistare con le offerte dei passanti, bibite e biscotti, noci, fichi secchi e altri alimenti simili dai residenti del circondario, per poi offrirli ai pellegrini su un banchetto riparato da una tendina da sole in cambio di un'offerta simbolica. Con le bibite ghiacciate e i biscotti regala a tutti i pellegrini un sorriso spontaneo che viene dal cuore. Lo stesso cuore rosso che è dipinto sul portale del capannone e che trasferisce col sello sulle nostre Credentiales.
Ormai meno di dieci chilometri in relax ci separano da Astorga, passando da San Justo de la Vega, dove prima della ripida discesa cementata che conduce al paesino, ho scattato due foto che, non so perché, non mi trovo più. Peccato; ritraevano una il grande Crucero de Santo Toribio, e l'altra un bella statua bronzea di un pellegrino che si disseta dalla borraccia di zucca.
Capiamo di essere ormai giunti ad Astorga quando passiamo la rotonda con l'inconfondibile conchiglia simbolo del Camino de Santiago.
Poco dopo transitiamo su un passaggio curioso che con una struttura sopraelevata metallica scavalca i binari della ormai prossima stazione ferroviaria di Astorga.
Lungo il Cammino ho trovato almeno altre due strutture simili a questa. Sono attraversamenti ferroviari o autostradali sopraelevati gradonati e con rampe a bassissima pendenza, per i pedoni, ma anche per chiunque si sposti su piccoli mezzi con ruote come carrozzine o bicilette, che consentono di incrociare agevolmente e senza pericolo la viabilità sottostante.
Siamo arrivati ad Astorga abbastanza presto per poter fare un breve giro turistico e ammirare, purtroppo solo in esterni, El Palacio Episcopal (altra opera di Gaudì), e la Cattedrale dall'insolita facciata bicolore.
Fortunatamente senza dover camminare più di tanto, le due opere più significative sono l'una vicina all'altra nonchè a pochi passi dall'Albergue, dove, dopo la doccia e la sistemazione di bici e bagagli, entriamo nelle grazie degli hospitaleros, che ci danno un biglietto da visita di un ristorante con una firma e ci invitano a esibirlo all'ingresso del lussuoso locale pochi isolati più in là, dove consumiamo abbondanti portate e libagioni per soli 8 euro a testa.
Il bilancio della giornata è decisamente positivo.
É stata una tappa dura ma ricca di emozioni.
E alla fine anche oggi grazie a Dio, abbiamo "riempito il sacco".
Domani c'è la scalata per La Cruz de Hierro, e poi stop previsto per la notte a Villafranca del Bierzo.
Ora si dorme.
A Domani.
Sto seguendo il suo diario perchè a settembre mi incamminerò ... a piedi; potrei sapere cortesemente il nome del ristorante se mai dovessi fare tappa ad Astorga? grazie,
RispondiEliminaCristina Maran, Udine
Ciao Cristina,
Eliminai pellegrini si danno del TU :-)
Quella degli esterni del ristorante è una delle tante foto non fatte, ma ricordavo di avere qualcosa da parte, per cui sono andato a frugare tra i "reperti" e ho trovato il biglietto da visita. E' il ristorante dell'Hotel Gaudì, in Plaza de Eduardo de Castro n.6, che scritto così è una semplice indicazione di toponomastica, ma in realtà è facilmente localizzabile: è la piazza a fianco della Cattedrale di Santa Maria de Astorga, da dove si ammira una delle facciate del meraviglioso Palacio Episcopal (opera, per l'appunto del grande Gaudì).
Sul biglietto che ho ritrovato è indicato come un 3 stelle (nonostante l'opulenza degli interni e la location), ma ho curiosato in internet e pare che adesso sia un 4 stelle riferito all'hotel che però non conosco.
Al di la di questa auspicabile sosta ristoratrice, ma sempre in tema gastronomico, non dovrai invece mancare l'appuntamento a Santiago al ristorante "Casa Manolo", molto meno appariscente e rinomata, ma imperdibile per altri motivi; e girovagando per la città, assaggiare la torta di farina di mandorle (interamente no-glutine) e il liquore "hierbas" entrambi prodotti dalle monache galiziane presso la tienda "AS MONXAS" in Rua Xelmirez 15.
Scusami per il ritardo nella risposta.
Ti faccio un caro augurio di Buen Camino, e...
¡ ULTREYA !