8° - Mansilla de las Mulas - Astorga




8°giorno
03.08.10 mar
Da Mansilla de las Mulas
a Astorga

distanza km
ascesa tot. m
tempo pedalata
vel. media
difficoltà
tappa
71,8
1.586
07:15
15,6
3 su 5
progressivo
553,6
9.489
44:51
13,4
Note
Inizio di tappa in discreta salita per i primi 10 chilometri e per giunta a muscoli freddi. Il resto della tappa, tranne nel tratto da Santibanez a San Justo de la Vega, è all'insegna della normalità.

Dopo quella di Burgos, oggi a León la seconda visita a una delle più grandi Cattedrali europee del culto Cattolico.





Sono già le 9, con i muscoli caldi da mezz'ora, ma ad andare veloci si sente ancora molto il freddo.
Siamo comunque quasi a quota 800 metri.
Sono sempre con il gruppo dei Valenciani. Anche se sono di gran lunga il più anziano della compagnia, l'affiatamento è forte e mi trovo molto bene, ma come già detto, non essendo partiti insieme, non c'è alcun vincolo, per cui mi capita di staccarmi o riunirmi al gruppo secondo il ritmo e le preferenze del momento.

Leon. La cattedrale tardo gotica nota anche con l'appellativo
di Pulchra Leonina (bellissima leonina). E' intitola a
Santa Maria de Regla. All'interno è possibile ammirare
alcuni dipinti del Pittore Francese Nicolas Frances,
la cui opera principale è proprio la grande pala
dell'altar maggiore della stessa cattedrale.
A lui è dedicato il monumento bronzeo nella stessa città.
 Un'altra fantastica giornata ha inizio.

Costituzione del fondo cassa per gli acquisti quotidiani, colazione, e si parte.


Dopo poco più di un'ora, la visita alla cattedrale di Leon è guidata da un Cicerone d'eccezione: Rafel è uno studioso e appassionato d'arte e di storia dell'arte e ci illustra tutti i dettagli e le curiosità del Duomo, che probabilmente non figurano neanche nelle guide ufficiali.



Leon.   La volontà dei Pellegrini
mette le ali all'inventiva.

.








Leon.  Spuntino con i Valenciani, dopo la visita alla Cattedrale.


Lo spuntino delle un­dici in un parco citta­dino è un vero ban­chetto che mi coglie impreparato.

Il leader Bernat mi "intima" su­bito di riporre nello zainetto le due bar­rette energetiche che mi apprestavo ad ad­dentare, per parteci­pare al convitto intor­no a una panchina imbandita con grandi panadas e boccadillos da im­bottire con il famoso chorizo, tonno, cozze e altre prelibatez­ze il tutto innaffiato con abbon­dante cerveza.



La tappa di oggi, che sulla carta sembrava di tutto riposo, nel tratto da Santibanez a San Justo de la Vega si è rivelata molto dura: terreno smosso con ciottoli, sabbia, pietre aguzze, canaloni, naturalmente tutto in forte pendenza e quasi sempre sotto il sole cocente. Siamo sempre sull'altopiano della Meseta a una quota media di oltre 800 metri e dopo il freddo pungente della mattina, il sole picchia forte. Non è mancato qualche piccolo incidente tecni­co, ma per il resto tutto bene. Siamo arrivati ad Astorga abba­stanza presto e dopo aver svolto tutte le incombenze di rito, siamo andati subito a cena.

Prima di San Justo de La Vega.
Punto di ristoro curato da un volontario.






A metà pomeriggio, un paio di km prima di San Justo de La Vega, dopo un tratto impegnati­vo, siamo approdati a una specie di visione: alla fine della salita successiva, in pieno sole su un piccolo altopiano, un capannone agricolo abbandonato con all'interno un vecchio frigorifero, un divano sgangherato e una coperta sdrucita stesa e pochi altri oggetti; è stato eletto a domicilio da uno stra­no personaggio di circa 30 anni. All'aspetto sembra un mix fra un figlio dei fiori uscito da un film degli anni '70 e un gia­maicano con codino d'ordi­nanza. È un volontario senza lavoro che ha sposato la cau­sa della devozione al Santo, e giornalmente usa un vec­chio furgone per rac­cogliere o acquistare con le of­ferte dei pas­santi, bi­bite e biscotti, noci, fi­chi secchi e altri ali­menti simili dai resi­denti del circondario, per poi offrirli ai pelle­grini su un banchetto riparato da una tendi­na da sole in cambio di un'offerta simbolica. Con le bibite ghiaccia­te e i biscotti regala a tutti i pellegrini un sor­riso spontaneo che viene dal cuore. Lo stesso cuore rosso che è dipinto sul portale del ca­pannone e che trasferisce col sello sulle nostre Credential.



L'entrata della città di Astorga con l'inconfondibile conchiglia simbolo del Camino de Santiago.
Arrivati ad Astorga, dopo la doccia e la si­stemazione di bici e bagagli, entriamo nelle grazie degli hospitale­ros, che ci danno un biglietto da visita di un ristorante con una fir­ma e ci invitano a con­segnarlo all'ingresso del lussuoso locale po­chi isolati più in là, dove consumiamo ab­bondanti portate e liba­gioni per soli 8 euro a testa.
Astorga. Il palazzo episcopale, opera di Antoni Gaudì.

É stata una giornata dura ma ricca di emozioni. Ora si dorme; domani c'è la Cruz de Hierro e poi stop per la notte a Villafranca del Bierzo.

2 commenti:

  1. Sto seguendo il suo diario perchè a settembre mi incamminerò ... a piedi; potrei sapere cortesemente il nome del ristorante se mai dovessi fare tappa ad Astorga? grazie,
    Cristina Maran, Udine

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    Risposte
    1. Ciao Cristina,
      i pellegrini si danno del TU :-)
      Quella degli esterni del ristorante è una delle tante foto non fatte, ma ricordavo di avere qualcosa da parte, per cui sono andato a frugare tra i "reperti" e ho trovato il biglietto da visita. E' il ristorante dell'Hotel Gaudì, in Plaza de Eduardo de Castro n.6, che scritto così è una semplice indicazione di toponomastica, ma in realtà è facilmente localizzabile: è la piazza a fianco della Cattedrale di Santa Maria de Astorga, da dove si ammira una delle facciate del meraviglioso Palacio Episcopal (opera, per l'appunto del grande Gaudì).
      Sul biglietto che ho ritrovato è indicato come un 3 stelle (nonostante l'opulenza degli interni e la location), ma ho curiosato in internet e pare che adesso sia un 4 stelle riferito all'hotel che però non conosco.
      Al di la di questa auspicabile sosta ristoratrice, ma sempre in tema gastronomico, non dovrai invece mancare l'appuntamento a Santiago al ristorante "Casa Manolo", molto meno appariscente e rinomata, ma imperdibile per altri motivi; e girovagando per la città, assaggiare la torta di farina di mandorle (interamente no-glutine) e il liquore "hierbas" entrambi prodotti dalle monache galiziane presso la tienda "AS MONXAS" in Rua Xelmirez 15.
      Scusami per il ritardo nella risposta.
      Ti faccio un caro augurio di Buen Camino, e...
      ¡ ULTREYA !

      Elimina

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