6° - Atapuerca - Villalcazar de Sirga
A viaggio concluso da sei mesi, mentre rimetto ordine fra i miei pensieri, le foto e i ricordi, penso che la tappa di “oggi” sia stata quella più “ricca”. È stata senz'altro la più lunga, e forse per questo, densa di luoghi, emozioni, incontri.
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Atapuerca. Pellegrino camminante in compagnia dei suoi pensieri. Un immagine carica di significato e simbologia umana e spirituale. |
Oggi partendo presto, non ho potuto salutare Juan e Maria Eugenia, per cui avrei voglia di attaccare discorso col primo pellegrino di passaggio, ma la visione che mi si para dinanzi è così suggestiva e carica di emozioni che sento di dover rispettare il silenzio che mi avvolge insieme a questa nebbiolina che rende il momento particolarmente intenso.
Mi limito quindi a sorpassare lentamente il pellegrino vicino alla croce, augurandogli Buen Camino, ma non prima di aver fermato questo lunghissimo momento in quella che è la mia foto preferita di tutto il viaggio.
Oggi ero in piedi da presto e in teoria sarei potuto partire anche alle sette ma ho preferito aspettare le otto. C'è da dire che per i bicigrinos è meglio non partire troppo presto perché con l'aria frizzante del mattino, basta già una velocità di 10 km/h per sentire molto freddo. Alla stessa ora i camminanti stanno già sudando nelle magliette a maniche corte (non dimentichiamo che siamo in agosto ma sulla Meseta, a una quota media di 900 metri slm).
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Uno dei numerosi parchi eolici funzionanti a pieno ritmo che si incontrano in queste regioni particolarmente ventilate.. |
Oggi ho fatto un po' di sentiero, un po' di sterrato (spesso corre a lato della carretera proteggendo i pellegrini dal traffico) e molto(!) asfalto.
Ho approfittato della giornata (domenica) senza camion per pedalare più tranquillo e prendermi un più ampio margine di sicurezza sui tempi previsti. Non si sa mai. Specie dopo l'esperienza di ieri all'Alto de la Pedraia, che mi ha procurato il timore di non riuscire a coronare l'impresa. Ma visto che oggi mi sento particolarmente in forma e che sulla carta i profili altimetrici promettono bene, mi sembra giusto cogliere l'occasione.
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Burgos. Monumento al Pellegrino, nel giardino antistante il museo e l'ingresso laterale della famosa Cattedrale. |
Nonostante la visita alla Cattedrale mi abbia positivamente impressionato, lo ha fatto anche sotto l'aspetto opposto. Non ho potuto fare a meno di pensare al lusso e allo sfarzo espressi da tale opera; non è certo ciò che predicava Nostro Signore!
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Burgos. Monumento equestre a El Cid Campeador. |
L'uscita da Burgos è abbastanza difficoltosa; le segnalazioni infatti sono scarse (forse per non “deturpare” l'arredo urbano della metropoli [sic]) e bisogna fare molta attenzione per non sbagliare strada. Il mio Garmin anche in questo caso è stato puntualmente preciso e mi ha condotto con sicurezza all'uscita della città.
Direzione Leon, ovviamente non per oggi.
Solo, ma proprio per questo in compagnia dei miei pensieri e di qualche dialogo mentale con “LASSU'”, inizio a macinare chilometri e prevedo di fermarmi a Hornillos del Camino, poi, giunto al pueblo, vedo che l'ora e le forze lo consentono e sposto la prevista tappa dapprima a Castrojeriz e poi a Boadilla del Camino: qui, anche a causa del forte vento, sono praticamente deciso a fermarmi.
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Canal de Castilla. Le cascatelle di una delle chiuse. |
Sul portale del patio mi vengono incontro tre giovani pellegrine toscane che mi informano che il sito è molto bello e accogliente e che ospita anche ciclisti.
Sto per cedere alle insistenti richieste, ma guardando l'ora vedo che è ancora presto e che posso spingere ancora un po' sui pedali, oltre Fromista, attraversando il Canal de Castilla, e Poblacion de Campos.
A meno di trenta km da Boadilla del Camino c'è Carrion de los Condes, ma vista la mia predilezione per i piccoli pueblos, mi fermerò a Villalcazar de Sirga.
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Un promemoria per il futuro, nel caso dimenticassi dove ho trascorso la domenica il 1° agosto 2010... |
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... e con chi. Maria Uxi, Marinella, Mariano, ... e io. Loro sono i tre splendidi hospitaleros a Villalcazar de Sirga. |
È tardi e sono stanco, ma ho fatto un'ottima scelta.
L'albergue è piccolissimo e antico, con una cucina, un piccolo bagno con doccia e una camera con otto letti a castello. Il tutto al primo piano (al piano terra ci sono gli alloggi per gli hospitaleros, un piccolo ufficio e un altrettanto piccolo spazio per deporre scarponi, zaini e la mia bicicletta, a fianco di quella del sindaco locale). I pavimenti sono in vecchio tavolato e il solaio mostra antiche travi in legno. Ricettacoli ideali per parassiti di vario genere che però gli hospitaleros tengono lontani con una pulizia maniacale e appositi disinfettanti.
A dispetto di quel che potrebbe sembrare dalla descrizione che ne faccio, è un posto davvero accogliente, così come gli ospitaleros: Maria Uxi, Mariano, e inaspettatamente, Marinella, bresciana. Sono tutti di un calore e di una simpatia unica. Depongo un donativo nella cassettina in cima alle scale e mi precipito sotto la doccia. L'acqua è fredda ma non importa: è tutto scaldato dalla gente che mi circonda.
Giù nella piazzetta sulla panchina antistante l'ingresso mi attende una giovane pellegrina abruzzese conosciuta all'arrivo; viaggia da sola e le farebbe piacere assistere al concerto nella chiesa locale e cenare in compagnia. È ingegnere presso la Provincia di Teramo e ha vissuto il terremoto. È quella che si può definire una bella persona, con una grande umiltà interiore, e prima che me ne parli lei, percepisco una certa tristezza personale. Penso che dopo quel che ha vissuto non sia difficile intuirne la causa.
Rimessomi in sesto dopo la doccia, mi accingo a scendere dabbasso, ma dal cucinino giunge un profumo invitante. É Mariano che sta preparando una zuppa povera a base di aglio, pane raffermo, olio, sale, chiodi di garofano e pimentone (polvere di peperoncino rosso dolce; ovvero paprica dolce). L'assaggio (una tazza bella piena) è irrinunciabile, ma poi si va subito in chiesa e dopo l'ascolto di qualche brano, si va a cenare e infine a nanna. Per la curiosità di chi legge: la zuppa in questione, sopa de ajo o sopa castellana, se viene cucinata secondo i crismi non provoca nessun “effetto collaterale olfattivo!”
Per chiudere la giornata “in bellezza”, quando mi ricordo di chiamare Barbara per la buonanotte è ormai troppo tardi e la sveglierei, per cui, rinuncio. Subirò una “tirata d'orecchi” l'indomani...