
domenica 01-08-2010 |
6° giorno | Da Atapuerca a Villalcazar de Sirga |
--- | distanza km | ascesa metri | tempo pedalata | velocità media | difficoltà |
tappa | 108,4 | 896 | 06:48 | 15,61 | 1 su 5 |
progressivo | 399,9 | 7.372 | 33:07 | 12,34 | --- |
Note | Il tracciato, il fondo, e le pendenze particolarmente agevoli, oggi si sono concretizzati in una tappa di quasi 110 chilometri. Questa è stata anche la tappa con la minore ascesa totale. Purtroppo, essendo domenica non ho potuto approfittare della disponibilità di tempo per visitare i siti archeologici di Atapuerca. La visita alla Cattedrale di Burgos ha contribuito a riempire la giornata. |
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¡Buenos dias! ... y ... ¡Buen Camino! |
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A viaggio concluso da sei mesi, mentre rimetto ordine fra i miei pensieri, le foto, e i ricordi, penso che la tappa di “oggi” sia stata quella più “ricca”. È stata senz'altro la più lunga, e forse per questo, densa di luoghi, emozioni, incontri.
Già in marcia di buon'ora, quando il sole della Meseta non è ancora riuscito a dissolvere le nebbie mattutine sull'altopiano a 1000 metri di quota e poco più di un chilometro da Atapuerca, faccio il mio primo incontro della giornata.
Oggi partendo presto, non ho potuto salutare Juan e Maria Eugenia, per cui avrei voglia di attaccare discorso col primo pellegrino di passaggio, ma la visione che mi si para dinanzi è così suggestiva e carica di emozioni che sento di dover rispettare il silenzio che mi avvolge insieme a questa nebbiolina che rende il momento particolarmente intenso.
Mi limito quindi a sorpassare lentamente il pellegrino vicino alla croce, augurandogli Buen Camino, ma non prima di aver fermato questo lunghissimo momento in quella che è la mia foto preferita di tutto il viaggio.
Oggi ero in piedi da presto e in teoria sarei potuto partire anche alle sette ma ho preferito aspettare le otto. C'è da dire che per i bicigrinos è meglio non avviarsi troppo presto perché con l'aria frizzante del mattino, basta già una velocità di 10 km/h per sentire molto freddo. Alla stessa ora i camminanti stanno già sudando nelle magliette a maniche corte (non dimentichiamo che siamo in agosto ma sulla Meseta, a una quota media di 900 metri slm).
Oggi ho fatto un po' di sentiero, un po' di sterrato (spesso corre a lato della carretera proteggendo i pellegrini dal traffico) e molto(!) asfalto.
Ho approfittato della giornata (domenica) senza camion per pedalare più tranquillo e prendermi un più ampio margine di sicurezza sui tempi previsti. Non si sa mai. Specie dopo l'esperienza di ieri all'Alto de la Pedraia, che mi ha procurato il timore di non riuscire a coronare l'impresa. Ma visto che oggi mi sento particolarmente in forma e che sulla carta i profili altimetrici promettono bene, mi sembra giusto cogliere l'occasione. Anche perché so già che la visita della Cattedrale di Burgos richiederà molte ore.
In questa foto è ben visibile la pianta a classica forma di croce latina tipica delle chiese cattoliche.
Per apprezzare le dimensioni, ingrandire la foto: quel cerchio puntinato in basso a destra sono ombre di persone!
Prima di arrivare alla Catedral de Santa Maria, attraversando la città mi imbatto nel trionfale monumento equestre al Cid Campeador, Rodrigo Díaz, personaggio di spicco della reconquista spagnola.
L'arrivo in Plaza Rey San Fernando da una stretta calle laterale mi svela all'improvviso la maestosità della Cattedrale vista dal lato destro rispetto all'ingresso principale di Plaza Santa Maria.
Se nella foto che segue si ingrandiscono i dettagli della lunetta, del portale, del rosone, e il frontone alto con la balaustra di cariatidi che reggono i tre archi gotici tra le due cuspidi, c'è da restare a bocca aperta.
Spesso infatti al cospetto di simili meraviglie artistiche si resta ammirati dalla bellezza del complesso, ma si trascurano i dettagli che magari, come nel caso di molti archivolti che sovrastano i portali di grandi chiese, raffigurano sequenze in cui i personaggi narrano la trama di una storia o serie di vicende bibliche o dei Vangeli. Noi forse non ci badiamo più, ma all'epoca i committenti e gli architetti usavano questi fregi per raccontare fatti e personaggi sacri al popolo analfabeta tramite chiare simbologie.
Provate a soffermarvi sul pensiero che qualcuno ha realizzato a mano tutti quei dettagli, capolavori di simmetria e di proporzione vincolati alla statica strutturale, non con uno stampo o con la stampa 3D, ma scolpendoli con infiniti, calibrati, e sapienti colpi di martello e scalpello su semplici pietre grezze. E poi innalzati e assemblati per comporre l'opera. Il tutto dietro progetto dell'architetto di turno, perché data la durata dei lavori che si protraevano anche per secoli, gli architetti si succedevano, spesso influenzando gli stili della propria parte di progetto.
Con le tecnologie dell'epoca: incredibile!
Al giorno d'oggi: impensabile!
Anche questa foto, bellissima nel contesto, sotto un'apparente "stupenda normalità", ingrandendola regala alla vista dei più attenti due particolari "nascosti": gli elementi verticali della balaustra centrale superiore sono in realtà lettere che compongono le parole latine "PULCHRA ES ET DECORA" (Sei bella e ornata), verosimilmente riferito alla Vergine Maria alla quale è intitolata la basilica, e la cui statua è strategicamente collocata tra le due parti della balaustra, al centro della frase.
Ho scattato decine e decine di foto all'interno della cattedrale; tutte una più incredibile dell'altra. Ovviamente è impossibile inserirle in questa pagina o in qualsiasi altra, ma potete scaricarle assieme a tante altre di tutto il Cammino, dalla pagina "Download".
Per quanto riguarda gli esterni, invece, è senz'altro curiosa quella scattata su una panchina antistante l'ingresso laterale, in compagnia di un pellegrino affine a quelli di Logroño. Anche lui è bronzeo.
Imitando altri bicigrinos àncoro la bici in uno stallo predisposto in piazza, stacco i bagagli di zaino e borsina che poi lascerò in un deposito bagagli della biglietteria, e mi accingo all'entusiasmante tour turistico-religioso dell'area museale e di quella riservata al culto. Non so quale delle due sia più bella.
Nonostante la visita alla Cattedrale mi abbia positivamente impressionato, lo ha fatto anche sotto l'aspetto opposto. Non ho potuto fare a meno di pensare al lusso e allo sfarzo espressi da tale opera; non è certo ciò che predicava Nostro Signore!
Comunque, dopo un breve e (in)completo giro turistico/culturale della città, e un frugale spuntino nel bellissimo e ombroso parco cittadino (Parque de la Isla lungo il Rio Arlanzón), alle 12:30 riparto passando per l'altrettanto bello Parque El Parral.
L'uscita da Burgos è abbastanza difficoltosa; le segnalazioni infatti sono scarse (forse per non “deturpare” l'arredo urbano della metropoli [sic]) e bisogna fare molta attenzione per non sbagliare strada. Il mio Garmin anche in questo caso è stato puntualmente preciso e mi ha condotto con sicurezza sul giusto percorso.
Direzione Leon, ovviamente non per oggi.
Soddisfatto e in compagnia dei miei pensieri e di qualche dialogo mentale con “LASSU'”, inizio a macinare chilometri e prevedo di fermarmi a Hornillos del Camino o meglio a Castrojeriz.
Poi, giunto in zona, vista l'ora e visto che la testa e le gambe si accordano con quel che gli notifica il cartello stradale, sposto la prevista tappa ancora più avanti fino a quando anche a causa del forte vento, sono praticamente deciso a fermarmi.
A Boadilla del Camino c'è l'albergue–casa rural “En El Camino” con una corte interna con un rinfrescante prato verde e una piccola vasca al centro.
Sul cancello del patio mi vengono incontro tre giovani pellegrine toscane che mi informano che il sito è molto bello e accogliente e che ospita anche ciclisti.
Sto per cedere agli insistenti inviti, ma guardando l'ora vedo che è ancora presto e che sempre memore del precedente cartello stradale, posso spingere ancora un po' sui pedali, oltre Frómista, attraversando il Canal de Castilla, e Población de Campos.
A meno di trenta km oltre Boadilla del Camino c'è Carrion de los Condes, ma vista la mia predilezione per i piccoli pueblos, mi fermerò tre chilometri prima: a Villalcazar de Sirga.
Loro sono i tre splendidi hospitaleros a Villalcazar de Sirga.
Sono le 19:30 passate quando entro a Villasirga.
È tardi e sono stanco, ma ho fatto un'ottima scelta.
L'albergue è piccolissimo e antico, con una cucina, un piccolo bagno con doccia e una camera con otto letti a castello. Il tutto al primo piano (al piano terra ci sono gli alloggi per gli hospitaleros, un piccolo ufficio, e un altrettanto piccolo spazio per deporre scarponi, zaini e la mia bicicletta, a fianco di quella del alcalde locale). I pavimenti sono in vecchio tavolato e il solaio mostra antiche travi in legno. Teorici ricettacoli ideali per parassiti di vario genere che però gli hospitaleros tengono lontani con una pulizia maniacale e appositi disinfettanti.
A dispetto di quel che potrebbe sembrare dalla descrizione che ne faccio, è un posto davvero accogliente, così come gli hospitaleros: Maria Uxi, Mariano, e inaspettatamente, Marinella, bresciana. Sono tutti di un calore e di una simpatia unica. Depongo un donativo nella cassettina in cima alle scale e mi precipito sotto la doccia. L'acqua è fredda ma non importa: è tutto scaldato dalla gente che mi circonda.
Giù nella piazzetta sulla panchina del giardinetto antistante l'ingresso mi attende una giovane pellegrina abruzzese conosciuta all'arrivo; viaggia da sola e le farebbe piacere assistere al concerto nella chiesa locale e cenare in compagnia. È ingegnere presso la Provincia di Teramo e ha vissuto il terremoto. È quella che si può definire una bella persona, con una grande umiltà interiore, e prima che me ne parli lei, percepisco una certa tristezza personale. Penso che dopo quel che ha vissuto non sia difficile intuirne la causa.
Rimessomi in sesto dopo la doccia, mi accingo a scendere dabbasso, ma dal cucinino giunge un profumo invitante. É Mariano che sta preparando una zuppa povera a base di aglio, pane raffermo, olio, sale, chiodi di garofano e pimenton (polvere di peperoncino rosso dolce; ovvero paprica dolce). L'assaggio (una tazza bella piena) è irrinunciabile, ma poi si va subito in chiesa e dopo l'ascolto di qualche brano, si va a cenare e infine a nanna. Per la curiosità di chi legge: la zuppa in questione, sopa de ajo o sopa castellana, se viene cucinata secondo i crismi non provoca nessun “effetto collaterale olfattivo!” Per chi volesse provare, fornisco la ricetta originale trasmessami da Maria Uxi. (v.pag. "Curiosità")
Per chiudere la giornata “in bellezza”, quando mi ricordo di chiamare Barbara per la buonanotte è ormai troppo tardi e la sveglierei, per cui, rinuncio. Subirò una “tirata d'orecchi” l'indomani...
A Domani.