10° - Villafranca del bierzo - Barbadelo





10°giorno
05.08.10 gio
Da Villafranca del Bierzo
a Barbadelo

distanza km
ascesa tot. m
tempo pedalata
vel. media
difficoltà
tappa
87,6
1.617
07:02
14,91
5 su 5
progressivo
723,8
12.311
57:59
13,74
Note
Come nella giornata di ieri, in questa tappa si arriva molto in alto: 1306 metri dell'Alto do Cebreiro, e dopo 10 km, i 1330 metri dell'Alto do Poio. Brevissima discesa impegnativa all'uscita di Sarria. La difficoltà è aumentata anche dalla fatica accumulata nei giorni precedenti. Oggi si entra in Galizia.




Anche oggi partenza a un'ora decente. Alle 8:05 siamo in marcia dopo aver già fatto colazione. Fa molto freddo: 9 gradi, e per un paio d'ore viaggiamo sul versante nord senza vedere un raggio di sole.

Vista la stanchezza accumulata, le tendiniti incipienti e consolidate, le bici di Bernat e di José con rimorchio, optiamo per la carretera fino alla vetta. Dopo i primi 20 km di riscaldamento su una lieve pendenza quasi costante del 2%, alla borgata di Las Herrerias facciamo una breve sosta per raccogliere le forze e iniziamo la scalata per O Cebreiro. Sifre riparte con qualche minuto di vantaggio e io lo seguo poco dopo; gli altri ci raggiungeranno a breve. Ma dopo qualche chilometro, ancora non vedo Sifre, neanche in un tratto con lunga visuale. Avviso Bernat al mobil, che subito chiama Sifre. Si è inoltrato per sbaglio sul ripidissimo e sconnesso sentiero e nelle condizioni in cui versa non ha alcuna speranza di arrivare in cima. Non appena Sifre ritorna indietro di circa un chilometro, il gruppo compatto riprende la marcia.

Si entra nella regione della Galizia, l'ultima attraversata dal Camino de Santiago.
Poco dopo le 11 entriamo nella provincia di Lugo in Galizia, dove, dopo aver ancora una volta ricompattato il gruppo, approfittiamo di una sosta per foto ricordo, per buttar giù un boccone e reidratarci.

Ci si riavvia ancora verso quella tappa intermedia tanto temuta da sembrare irraggiungibile; ma ormai ci siamo: dopo qualche chilometro di tornantoni, dietro una curva ci appare un centro abitato e un cartello che indica “Cebreiro”.


Iglesia Santa Maria la Real de O Cebreiro.
Panoramica verso sud-est da O Cebreiro.
Lo sconforto arriva subito dopo l'illusione di essere arrivati in cima. In realtà il cartello stradale ci informa che stiamo entrando a Pedrafita do Cebreiro; abbiamo ancora 5 km di interminabile pedalata su un dislivello di 300 metri.



La meta intermedia tanto temuta, non per l'altitudine quanto per il fatto che
la si raggiunge con le gambe non più in forma come il primo giorno.
L'altimetro del fido GPS conferma quanto le gambe non riescono a credere.
Giunti finalmente a O Cebreiro (quella vera!) i sette sellan la Credential e proseguono per fermarsi all'Alto do Poio, pochi chilometri più in là.

Io, dopo aver a mia volta sellado mi fermo a O Cebreiro per un'oretta per lo spuntino di mezzogiorno e per godermi la vista verso le valli di sud-est; la giornata è limpidissima e lo sguardo spazia per chilometri deliziando lo spirito e distogliendo la mente dalla fatica.


Non ci siamo accordati per dove pernottare, ma suppongo a Triacastela; comunque per maggior sicurezza, dopo essere ripartito da O Cebreiro, chiamo Bernat ma il suo mobil è spento. Domani scoprirò che è difettoso e spesso si spegne da solo, quindi mi verrà fornito il numero di un altro contatto del gruppo.

La giornata di oggi è decisamente densa di imprevisti: arrivato a Triacastela, proseguo e giunto a Samos passo al setaccio i ricoveri della cittadina senza trovare traccia dei Valenciani. A questo punto deduco che si fermeranno a Sarria, 22 chilometri più a valle, invece l'indomani scopro che la tappa scelta era molto più indietro, proprio a Triacastela, dove mi attendevano presso un albergue privato in due camere da quattro posti. Il caso ha voluto che proprio a Triacastela io sia passato per la calle di fianco a quella dove pochi minuti prima si era fermato il gruppo.


O Cebreiro. Una "Palloza", abitazione ellittica in pietra con tetto in paglia; di probabile origine celtica.
Proseguo per Sarria, dove percorrendola attraverso le ripidissime vie in salita e discesa, non trovo un posto per dormire nemmeno in hotel, e tanto meno traccia dei Valenciani (ovviamente!...).

Alto de San Roque. Monumento al Pellegrino.
Sono già le cinque del pomeriggio e sono molto stanco, ma visto che finora nei piccoli centri sono stato benissimo e che a 5 km (in salita) c'è la borgata di Barbadelo, prendo il coraggio a due mani (anzi a due gambe...) e lungo una breve quanto ripida iniziale discesa di sentiero sconnesso esco da Sarria.

Ponte medioevale all'uscita da Sarria.


Da Sarria a Barbadelo. Fondovalle...
... con guado e ponticello pedonale.
A fondovalle, guadato un piccolo torrentello, entro nel paesaggio di una favola, con un fitto bosco in cui la stradina sghemba e inclinata, si biforca più volte anche in corrispondenza di un contorto albero secolare che sembra un vecchio sdentato e sofferente.

Tra Sarria e Barbadelo. I boschi sono i luoghi più ricchi di scenari indimenticabili.
In questa foto scattata perfettamente orizzontale, l'albero e il sentiero sono contorti, il cartello è pendente di lato.
Dopo non aver trovato alloggio a Sarria, cosa mi potevo aspettare se non che andasse tutto storto?
E invece queste visioni sono estasianti, e lì per lì ti fanno anche dimenticare la fatica che in certi momenti è sconfortante.
La subida del tortuoso sentiero che attraversa più volte la ferrovia è durissima e sembra interminabile, anche perché il buio del bosco fa sembrare la giornata prossima al termine. In realtà dopo quarantacinque minuti di forza sui pedali e di strappi a spinta, eccomi a Barbadelo. A questo punto non ho più forza per continuare a salire; sono determinato a dormire all'addiaccio nel mio sacco mummia da -8° isolandolo dal terreno con un leggero telo impermeabile di emergenza.

L'albergue Antiguas Escuelas è già al completo. Mi dirigo senza indugio verso la casa rural che offre 20 posti letto e alla sconfortante risposta di tutto completo, chiedo di poter dormire in giardino con la possibilità di docciarmi, ma inaspettatamente il padrone di casa mi offre un materasso per terra in una specie di salottino in compagnia di un fantasioso bicigrino portoghese, Paco, che arriva poco dopo e che è partito da Roncisvalle il 1° di agosto.

Pago i dieci euro richiesti per la notte e con Paco andiamo a cena alla taverna-albergue Casa Carmen”. In attesa che arrivi la portata, Paco ama parlare di sua moglie Lolita anche se molto del tempo dedicato al pasto è rivolto allo scambio delle impressioni di viaggio e delle previsioni; lui conta di arrivare a Santiago domani pomeriggio. È la stessa cosa che l'hospitalero ha previsto per me, ma io voglio riposare le gambe e assaporare senza fretta gli ultimi chilometri di questo pellegrinaggio, quindi conto di essere a Santiago dopodomani e fermarmi lì per uno o due giorni.

In ogni caso, almeno per ora, credo di aver fatto bene a staccarmi dal gruppo perché già è stato difficile trovare un posto per terra per una persona; in otto non so come sarebbe andata.