Anche oggi partenza a un'ora decente. Alle 8:05 siamo in marcia dopo aver già fatto colazione. Fa molto freddo: 9 gradi, e per un paio d'ore viaggiamo sul versante nord senza vedere un raggio di sole.
Vista la stanchezza accumulata, le tendiniti incipienti e consolidate, le bici di Bernat e di José con rimorchio, optiamo per la carretera fino alla vetta. Dopo i primi 20 km di riscaldamento su una lieve pendenza quasi costante del 2%, alla borgata di Las Herrerias facciamo una breve sosta per raccogliere le forze e iniziamo la scalata per O Cebreiro. Sifre riparte con qualche minuto di vantaggio e io lo seguo poco dopo; gli altri ci raggiungeranno a breve. Ma dopo qualche chilometro, ancora non vedo Sifre, neanche in un tratto con lunga visuale. Avviso Bernat al mobil, che subito chiama Sifre. Si è inoltrato per sbaglio sul ripidissimo e sconnesso sentiero e nelle condizioni in cui versa non ha alcuna speranza di arrivare in cima. Non appena Sifre ritorna indietro di circa un chilometro, il gruppo compatto riprende la marcia.
Si entra nella regione della Galizia, l'ultima attraversata dal Camino de Santiago. |
Ci si riavvia ancora verso quella tappa intermedia tanto temuta da sembrare irraggiungibile; ma ormai ci siamo: dopo qualche chilometro di tornantoni, dietro una curva ci appare un centro abitato e un cartello che indica “Cebreiro”.
Iglesia Santa Maria la Real de O Cebreiro. |
Panoramica verso sud-est da O Cebreiro. |
Io, dopo aver a mia volta sellado mi fermo a O Cebreiro per un'oretta per lo spuntino di mezzogiorno e per godermi la vista verso le valli di sud-est; la giornata è limpidissima e lo sguardo spazia per chilometri deliziando lo spirito e distogliendo la mente dalla fatica.
Non ci siamo accordati per dove pernottare, ma suppongo a Triacastela; comunque per maggior sicurezza, dopo essere ripartito da O Cebreiro, chiamo Bernat ma il suo mobil è spento. Domani scoprirò che è difettoso e spesso si spegne da solo, quindi mi verrà fornito il numero di un altro contatto del gruppo.
La giornata di oggi è decisamente densa di imprevisti: arrivato a Triacastela, proseguo e giunto a Samos passo al setaccio i ricoveri della cittadina senza trovare traccia dei Valenciani. A questo punto deduco che si fermeranno a Sarria, 22 chilometri più a valle, invece l'indomani scopro che la tappa scelta era molto più indietro, proprio a Triacastela, dove mi attendevano presso un albergue privato in due camere da quattro posti. Il caso ha voluto che proprio a Triacastela io sia passato per la calle di fianco a quella dove pochi minuti prima si era fermato il gruppo.
O Cebreiro. Una "Palloza", abitazione ellittica in pietra con tetto in paglia; di probabile origine celtica. |
Alto de San Roque. Monumento al Pellegrino. |
Ponte medioevale all'uscita da Sarria. |
Da Sarria a Barbadelo. Fondovalle... |
... con guado e ponticello pedonale. |
Pago i dieci euro richiesti per la notte e con Paco andiamo a cena alla taverna-albergue “Casa Carmen”. In attesa che arrivi la portata, Paco ama parlare di sua moglie Lolita anche se molto del tempo dedicato al pasto è rivolto allo scambio delle impressioni di viaggio e delle previsioni; lui conta di arrivare a Santiago domani pomeriggio. È la stessa cosa che l'hospitalero ha previsto per me, ma io voglio riposare le gambe e assaporare senza fretta gli ultimi chilometri di questo pellegrinaggio, quindi conto di essere a Santiago dopodomani e fermarmi lì per uno o due giorni.
In ogni caso, almeno per ora, credo di aver fatto bene a staccarmi dal gruppo perché già è stato difficile trovare un posto per terra per una persona; in otto non so come sarebbe andata.