
venerdì 30-07-2010 |
4° giorno | Da Los Arcos ad Azofra |
--- | distanza km | ascesa metri | tempo pedalata | velocità media | difficoltà |
tappa | 75,3 | 1.075 | 06:31 | 12,06 | 2 su 5 |
progressivo | 214,8 | 4.381 | 20:17 | 11,4 | --- |
Note | Passata Viana, si lascia il territorio della Comunità Autonoma della Navarra, per entrare in quella della La Rioja. Percorso leggero, ondulato, senza strappi. Verso fine tappa c'è un primo assaggio dell'assolato altipiano della Meseta Central. Prevalenza asfalto. |
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¡Buenos dias! ... y ... ¡Buen Camino! |
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I miei piani odierni mi volevano a Santo Domingo de la Calzada, invece mi son fermato ad Azofra (sarà mica perché siamo partiti con tutto comodo alle 9 e un quarto?...).
Le intertappe di oggi hanno una valenza particolare perché quella odierna è stata una giornata all'insegna dell'asfalto, e quindi le visite ai centri abitati a contatto con la gente, sono servite anche a rinvigorire l'animo un po' intristito dal nastro bitumato.
A Torres del Rio visito una bellissima chiesa a pianta ottagonale (El Santo Sepulcro), poi approffitto della sosta per un breve riposino e per rifocillarmi, e riparto.
Dopo pochi chilometri di saliscendi sulla carretera NA-1110, in un tratto quasi parallelo al sentiero dei camminanti e in prossimità della Ermita de la Virgen del Poyo, come sempre incuriosito dalle viste insolite mi fermo per scattare una foto curiosa a una strana "signora" un po' distante dalla strada, a mezza costa, con una specie di cerchio sulla testa, a guisa di aureola sacrale, che pare impegnata in strane attività con delle grosse pietre irregolari.
Proprio in quel momento passano tre bicigrinos spagnoli che si fermano per pochi secondi, giusto il tempo di ammonirmi e di invitarmi ad andar via in fretta prima che l'interessata mi veda. «¿Estás loco? ¡Vete de aquí! ¡Es una hechicera!»
Inizialmente non capisco bene, ma andando a senso mi adeguo e mi allontano.
Solo un po' più avanti e fuori dalla vista della "signora" ritrovo i tre spagnoli che mi attendono, mi fermano, e mi spiegano a spanne che quella era una strega che stava allestendo un grossolano altare per un rito propiziatorio... e che se non volevo subire qualche maleficio dovevo stare alla larga [sic!].
Un simpatico incontro quello dei ciclisti con i quali riparto per proseguire insieme fino all'ingresso di Viana dove io entro in città mentre loro proseguono per Logroño.
A metà mattinata varco le porte della cinta muraria tardo-medievale di Viana.
Il percorso di stamattina su strada statale è stato talmente avaro di incontri che il morale è proprio a terra; tanto che dopo un interessante giro turistico della cittadina seguita da visita al correo per impostare le cartoline “obbligatorie”, mi abbandono alla tentazione di fermarmi qui per la notte.
Mi reco pertanto in periferia all'Albergue Municipal per prendere alloggio, ma mi viene rammentato che vigendo la precedenza di ospitalità ai camminanti, i bicigrinos non possono essere accettati prima delle 6 di pomeriggio. Peccato! Il posto era anche carino... Ma è impensabile una tappa di soli 20 chilometri. Torno quindi in città per comprare qualche alimento e riparto.
Prima di entrare a Logroño costeggio il rio Ebro.
Logroño. É il primo pomeriggio quando mi trovo sul percorso urbano un piccolo parco-museo cittadino ubicato sulla sponda sinistra del Rio Ebro, tra il Puente de hierro e il Puente de piedra. Mi fermo per una breve sosta ludica incuriosito da due strumenti musicali a mantici, interrati, che si possono suonare spostandosi sui piedi su pochi enormi tasti. Ho fatto un paio di clip video simpatiche, ma ve le risparmio perché il musicista è patetico...
É presto, la giornata è bella, e perciò ne approfitto per un breve giro turistico della cittadina dove non posso certo perdere l'occasione di immortalarmi insieme a due pellegrini particolarmente "tosti". Infatti sono in bronzo!
Ho sempre il problema dei supporti della borsina anteriore per cui dato che sono in giro, vado alla ricerca di una officina per biciclette, ma rinuncio in fretta: ne ho localizzato due, ma entrambe apriranno fra non meno di due ore. Troppe.
¡ ...Ah... la siesta ... !
Dopo aver attraversato la città, punto le ruote verso Azofra ricordandomi sul percorso di entrare a Nájera perché durante le chiacchierate di ieri sera, Corrado mi diceva che è una cittadina ricca di storia e addirittura di preistoria dell'età del ferro a cui risalgono le rudimentali abitazioni scavate nella parete rocciosa rossa, simili alle nostre "Domus de janas".
É una cittadina, con un piccolissimo centro storico, dove il sole tramonta presto, nascondendosi dietro la ripida parete trachitica posta a ovest, sulla quale spiccano le aperture quadrate citate da Corrado. Spostando lo sguardo un po' più in alto, con un po' di attenzione è possibile scorgere un nido d'aquila, con tanto di proprietaria volteggiante. Purtroppo mi è riuscito di immortalare solo il nido ma non il volatile, troppo in controluce. Non è l'unico nido insolito (per noi): la zona è ricca di nidi di cicogne, spesso arroccati sui campanili, anche su supporti predisposti dagli abitanti del luogo per favorirne la nidificazione.
Il sello di Najera, anche se mi hanno sbagliato la data, è molto bello e assieme al paesaggio è stata una piacevole variante alla calma piatta della giornata. Fortunatamente, dalla sequenza di timbri della Credencial si capisce facilmente che si tratta di un errore; ma comunque mi da un po' fastidio. ... Mi toccherà rimediare la prossima volta!?
... Esperando...
All'arrivo ad Azofra, mi auguro e mi impongo che le prossime giornate siano più movimentate.
Stasera, nell'irrinunciabile telefonata della buona notte, già dalle prime parole, il mio amore mi chiede perplessa «Cosa c'è che non va? Ti sento triste.» Inutile dire che mi conosce troppo bene, anche se le ho detto che non era successo niente. E in effetti è stato proprio così: non è successo niente! È per questo che mi sento un po' giù. Forse perché si è fatto sentire il contrasto con i giorni scorsi durante i quali ho conosciuto tante persone simpatiche e visto posti incantevoli, forse perché in alternativa a Santo Domingo de la Calzada mi sarebbe piaciuto almeno dormire a Grañon e vivere l'esperienza della cena comunitaria che lì esiste ancora, e forse soprattutto perché vorrei tanto poter condividere questa esperienza con la mia Barbara.
Non so il vero perché, ma stasera non avevo voglia di cucinare ne' di uscire in compagnia. Volevo solo stare un po' con me a meditare, e a cena in trattoria (“ben” 8 euro per doppio bisteccone, patatine, vino e gelato...), mi sono tirato su il morale con mezzo litro di vino tinto da 15°.
La consolazione è che l'Albergue Municipal de Azofra è bellissimo, modernissimo, quasi asettico, e oggi ho potuto fare una lunga doccia bollente a compensazione di quella gelata di ieri sera. Finalmente si dorme su veri letti in una stanza doppia condivisa con un solo pellegrino di Barcellona che fa il Camino per la 9ª volta, e quest'anno sul percorso de la vuelta (cammino di ritorno).
Nel mio andare cerco di afferrare TUTTE le cose belle che il Signore ci concede; e quindi nel misero bilancio della giornata di oggi non posso dimenticare neanche il piccolo coniglio che di prima mattina, ancora intontito dalla prima luce del sole, bruca tranquillamente sul ciglio della strada, offrendosi senza timore all'obiettivo della mia fotocamera.
Solo poco prima di arrendermi a Morfeo mi rendo conto del vero motivo del grigiore di questa giornata: la carretera è arida di bellezze per gli occhi e avara di incontri per il cuore. Se è vero che a Camino concluso continuo a essere convinto della mia scelta di viaggio in solitaria, è anche vero che il sentiero ti offre ogni giorno una nuova compagnia, senza comunque legarti oltre il tempo e le intenzioni a te congeniali. Oggi quella compagnia mi è mancata.
Per domani l'intenzione è di arrivare ad Ages o ad Atapuerca, o meglio sarebbe, a Cardeñula; come già detto non mi piace dormire nei grandi centri, l'ideale sarebbe poco dopo, ma va bene anche poco prima. Per i prossimi giorni invece, potrei decidere di fare in unica tappa su sentiero anziché su carretera da Carrion de los Condes a Sahagun (40km) e poi a qualche pueblo poco prima di León (60) per poter visitare con calma la città la mattina seguente. La tappa non dovrebbe essere impegnativa anche perché il percorso è tutto in saliscendi ma con pendenze di tutto riposo.
È vero, la carretera è più scorrevole, ma anche più pericolosa e monotona, e inoltre, mentre il sentiero ti obbliga a continui cambiamenti di postura e di assetto del corpo sulla bici, su asfalto el trasero preme costantemente sulla sella bloccando la circolazione sanguigna e provocando dolore. Ergo, la regola rimane: dove si può, sentiero.
Nota tecnica del giorno: la bici faceva un tac-tac non ritmico sull'anteriore. Sono un po' preoccupato che possa essere un problema alla sospensione destra, o peggio il primo segnale di una cricca o cedimento di qualche saldatura del telaio. Alla prima officina di biciclette chiederò una verifica.
Ora sto cascando dal sonno e domani vorrei partire non più tardi delle 7:45. Buona notte.
A Domani.