4° - Los Arcos - Azofra




4°giorno
30.07.10 ven
Da Los Arcos
a Azofra

distanza km
ascesa tot. m
tempo pedalata
vel. media
difficoltà
tappa
75,3
1.075
06:31
12,06
2 su 5
progressivo
218,4
4.381
20:17
11,4
Note
Passata Viana, si lascia il territorio della Comunità Autonoma della Navarra, per entrare in quella della La Rioja. Percorso leggero, ondulato, senza strappi. Verso fine tappa c'è un primo assaggio dell'assolato altipiano della Meseta Central. Prevalenza asfalto.




I miei piani odierni mi volevano a Santo Domingo de la Calzada, invece mi son fermato ad Azofra (sarà mica perché siamo partiti con tutto comodo alle 9 e un quarto?...).

Le intertappe di oggi hanno una valenza particolare perché quella odierna è stata una giornata all'insegna dell'asfalto, e quindi le visite ai centri abitati a contatto con la gente, sono servite anche a rinvigorire l'animo un po' intristito dal nastro bitumato.

Torres del Rio. Iglesia del Santo Sepulcro a pianta ottagonale..


A Torres del Rio visito una bellissima chiesa a pianta ottagonale (El Santo Sepulcro), poi approffitto della sosta per un breve riposino e per rifocillarmi, e riparto.


A metà mattinata varco le porte della cinta muraria tardo-medievale di Viana.


Il percorso di stamattina su strada statale è stato talmente avaro di incontri che il morale è proprio a terra; tanto che dopo un interessante giro turistico della cittadina seguita da visita al correo per impostare le cartoline “obbligato­rie”, sono tentato di fermarmi qui per la notte.



Viana. Pellegrini che si avviano alla porta sud della cinta muraria vista dall'interno della cittadina.
 Mi reco quindi all'Albergue Municipal per prendere alloggio, ma mi viene rammentato che vigendo la precedenza di ospitalità ai camminanti, i bicigrinos non possono essere accettati prima delle 6 di pomeriggio.


Torno in città per comprare qualche alimento e riparto.



Vicino a Logrono.
La Concha e la Flecha Amarilla sono sempre ben visibili.

 Prima di entrare a Logroño costeggio il rio Ebro.



É il primo pomeriggio quando faccio una breve sosta ludica presso un piccolo parco-museo cittadino, nel quale è possibile suonare con i piedi una sorta di enorme cem­balo interrato a 4 tasti e un altrettanto abboz­zato organo con pochi mantici comandati dallo spostamento del peso del corpo.



Ho sempre il problema dei supporti della borsina anteriore per cui mi reco in centro alla ricerca di una officina per biciclette, ma rinuncio in fretta: ne ho localizzato due, ma entrambe apriranno fra non meno di due ore. Troppe.



Rio Ebro. In prossimità di Logrono.
Dopo aver attraversato la città, punto le ruote verso Azofra, non prima di aver fatto una breve deviazione per Najera. É una piccolissima cittadina dove il sole tramonta presto, nascondendosi dietro la ripida parete trachitica posta a ovest, sulla quale spiccano alcune aperture di epoca preistorica, in tutto simili alle nostre “domus de janas”. Spostando lo sguardo un po' più in alto, con un po' di attenzione è possibile scorgere un nido d'aquila, con tanto di proprietaria volteggiante. Purtroppo mi è riuscito di immortalare solo il nido ma non il volatile, troppo in controluce. Non è l'unico nido insolito (per noi): la zona è ricca di nidi di cicogne, spesso arroccati sui campanili.



Il Sello di Najera, con la data sbagliata di 3 mesi!
Il sello di Najera è molto bello e assieme al paesaggio, è stata una piacevole variante alla calma piatta della giornata.

All'arrivo ad Azofra, mi auguro e mi impongo che le prossime giornate siano più movimentate.

Stasera, nell'irrinun­ciabile telefonata della buona notte, già dalle prime parole, il mio amore mi chiede perplessa «cosa c'è che non va? Ti sento triste.» Inutile dire che mi conosce troppo bene, anche se le ho detto che non era successo niente. E in effetti è stato proprio così: non è successo niente! È per questo che mi sento un po' giù. Forse perché si è fatto sentire il contrasto con i giorni scorsi durante i quali ho conosciuto tante persone simpatiche e visto posti incantevoli, forse perché in alternativa a Santo Domingo de la Calzada mi sarebbe piaciuto almeno dormire a Grañon e vivere l'esperienza della cena comunitaria, forse per la telefonata da Nuoro del mio carissimo amico Franco all'uscita da Najera che mi ha messo un po' di nostalgia, forse perché vorrei tanto poter condividere questa esperienza con la mia Barbara.

Azofra.  Il fin troppo moderno Albergue Municipal.
Non so il vero perché, ma al modernissimo e quasi asettico Albergue  Municipal de Azofra, dove condivido la stanza con un solo pellegrino di Barcellona che fa il Camino per la 9ª volta e questa volta con la vuelta (cammino di ritorno), non avevo voglia di cucinare ne' di uscire in compagnia. Volevo solo stare un po' con me a meditare, e a cena in trattoria (“ben” 8 euro per doppio bisteccone, patatine, vino e gelato...), mi sono tirato su il morale con mez­zo litro di vino tinto da 15°.

La consolazione è che l'albergue è bellissimo e oggi ho potuto fare una lunga doccia bol­lente a compensazio­ne di quella gelata di ieri sera. Nel mio an­dare cerco di afferrare TUTTE le cose belle che il Signore ci concede; e quindi nel misero bilancio della giornata di oggi non posso dimenticare neanche il piccolo coniglio che di prima mattina, ancora intontito dalla prima luce del sole, bruca tranquillamente sul ciglio della strada, offrendosi senza timore all'obiettivo della mia fotocamera.

Solo poco prima di arrendermi a Morfeo mi rendo conto del vero motivo del grigiore di questa giornata: la carretera è arida di bellezze per gli occhi e avara di incontri per il cuore. Se è vero che a Camino concluso continuo a essere convinto della mia scelta di viaggio in solitaria, è anche vero che il sentiero ti offre ogni giorno una nuova compagnia, senza comunque legarti oltre il tempo e le intenzioni a te congeniali. Oggi quella compagnia mi è mancata.

Per domani l'intenzione è di arrivare ad Ages o ad Atapuerca, o meglio sarebbe, a Cardeñula; non mi piace dormire nei grandi centri, l'ideale sarebbe poco dopo, ma va bene anche poco prima. Per i prossimi giorni invece, potrei decidere di fare da Carrion de los Condes a Sahagun (40km) e poi a Leon (60) in unica tappa su sentiero anziché su carretera. È vero, la carretera è più scorrevole, ma anche più pericolosa e monotona, e inoltre, mentre il sentiero ti obbliga a continui cambiamenti di postura e di assetto del corpo sulla bici, su asfalto el trasero preme costantemente sulla sella bloccando la circolazione sanguigna e provocando dolore. Ergo, la regola rimane: dove si può, sentiero.

Nota tecnica del giorno: la bici faceva un tac-tac non ritmico sull'anteriore. Sono un po' preoccupato che possa essere un problema alla sospensione destra, o peggio il primo segnale di una cricca o cedimento di qualche saldatura del telaio. Alla prima officina di biciclette chiederò una verifica.

Ora sto cascando dal sonno e domani vorrei partire non più tardi delle 7:45. Buona notte.