5° - Azofra - Atapuerca





5°giorno
31.07.10 sab
Da Azofra
a Atapuerca

distanza km
ascesa tot. m
tempo pedalata
vel. media
difficoltà
tappa
73,1
2.095
06:01
12,81
3 su 5
progressivo
291,5
6.476
26:19
11,68
Note
Dopo Grañon, abbandonata la Comunità Autonoma della La Rioja, si entra in Castilla Y León. Percorso misto sentiero e asfalto. Facile. Leggermente ondulato. Siamo in piena Meseta. Il sole picchia forte ed è difficile trovare riparo. È venuto il momento di cospargersi abbondantemente con crema solare ad alto fattore di protezione.




Oggi sarei voluto partire prima di ieri, invece le buone intenzioni sono state stroncate da subito, continuando poi con qualche piccolo intoppo aggiuntivo.

Infatti in genere i camminanti si alzano e partono molto presto (spesso verso le cinque e mezza) per cui anche io che ho il sonno leggero, mi sveglio e dopo essermi rigirato un po', dopo un'oretta mi alzo. Nell'Albergue di Azofra però le camere sono a due soli letti, e il mio compagno di stanza ha delle brutte piaghe su un piede e dovrà stare a riposo per qualche giorno per cui non avrà bisogno di alzarsi presto. Morale: mi sveglio alle 8:15 e dopo un'attesa di un quarto d'ora al bar per una colazione penosa e un boccadillo che non è migliore, riesco a partire solo alle nove e un quarto. Comunque finisce come avevo previsto ieri sera: dormo ad Atapuerca dopo una pedalata metà sentiero e metà carretera.

Santo Domingo de la Calzada



Dopo meno di un'ora mi concedo una visita turistica di un'ora e mezza a Santo Domingo de la Calzada dove approfitto per integrare l'acqua nelle borracce e una seconda capatina al correo; non voglio essere redarguito al mio ritorno a casa e quindi qualche cartolina è d'obbligo.
 





Tra Santo Domingo de la Calzada e Redecilla del Camino.
Addento una mela per prepararmi a molti chilometri sotto il sole
cocente, di cui qui sotto si può avere un'anteprima...

La scelta di una parte su asfalto è dettata dal fatto che oggi ho i muscoli delle gambe deboli e dolenti, tanto che una banalissima salita di sei chilometri alla pen­denza del 6% da Villafranca Montes de Oca all'Alto de la Pedraia, mi appare una prova terribile e interminabile. Si ag­giunga la corsia laterale inesi­stente che rende la strada pericolosissima per via dei tantissimi camion che la transitano. Risultato: mi son dovuto fare molti tratti a spinta! In compenso, la parte su sentiero anche se non particolarmente suggestiva, ha regalato agli occhi e all'obiettivo alcune belle vedu­te, spesso condite con sterminati campi di grandi girasoli.

A metà strada fra Santo Domingo de la Calzada e Redecilla del Camino, uno spuntino flash a base di mela per affrontare il sentiero assolato in una regione dove gli alberi saranno solo un desiderio.





Ingrandendo la foto si nota il pellegrino che riposa alla strettissima ombra di un cartello turistico.


Il pomeriggio è ancora lungo nel­la regione di Castilla y Leon, e poiché l'unica cortissima ombra offerta dal sole a picco è già oc­cupata da un altro pellegrino che riposa, non mi resta che conti­nuare ad abbronzarmi gambe e braccia, pedalando verso l'ambi­ta oasi.






Tosantos.
A lato: il riposo del giusto, all'ombra di un noce,
su una morbidissima panchina d'acciaio
.

A Tosantos infatti, la pan­china di ferro sotto un frondoso albero di noce diventa una mor­bida chaise-longue per un quarto d'ora di piacevole sonnellino. È meglio non eccedere in niente e non lasciarsi cullare troppo dai piaceri sia del riposo che della gola, perché più si indulge e più diventa pesante la ripresa; ergo, dopo un'abbondante provvista d'acqua e una barretta energetica si torna in marcia, destinazione Atapuerca, con brevissime soste intermedie nei piccoli pueblos di cui è costellato il tragitto. Redecilla del Camino, Castil del Gado, Villamayor del Rio, Belorado, e più in là di Tosantos, Villambistia, Villafranca Montes de Oca, Santovenia, Ages, e altri nelle vicinanze del Camino, oltre che nomi per me esotici, sono tutte piccole frazioncine o embrioni di paesini, a volte solo agglomerati di case rurali, spesso sorti attorno a una chiesa campestre, nei quali comunque immagino possa essere delizioso trascorrere una traquilla esisten­za all'insegna della semplicità, da molti agognata ma senza il coraggio per praticarla.

Purtroppo arrivo ad Atapuerca troppo tardi per poter visitare los Yacimientos Paleontológicos di­chiarati nel 2000 dall'Unesco, Patrimonio dell'Umanità.

Comunque, giunto al centro del piccolo pueblo, sello la Credential e ottengo alloggio all'Albergue El Peregrino”, una piccola e graziosa costruzione di recente edificazione con struttura lignea, pulita e ben tenuta, con un piccolo prato verde ben rasato e i supporti metallici per fissare le biciclette. Stasera non ci sono problemi di posto: oltre a pochi camminanti, siamo solo due ciclisti.

Per la mia già citata preferenza per il pernottamento in piccoli centri, la scelta è molto gradevole, a cominciare dalla giovane e carina hospitalera, per continuare con la stanza a otto letti dove dormo da solo (senza altri roncadores) per soli 8 euro.

Atapuerca. Nel patio del ristorante "El Palomar" con i simpaticissimi proprietari Marìa Eugenia e Juan.
La serata si conclude piacevol­mente in compagnia di Juan e di sua moglie, i robusti e simpati­cissimi proprietari del ristorante “El Palomar” al termine di una gustosissima cena completa di pane e liquore entrambi fatti in casa. Prima di congedarmi, gli chiedo il loro indirizzo e-mail con l'impegno di salutarci ancora an­che domani mattina in occasione della colazione. Non potrò man­tenere la promessa perché l'in­domani riuscirò finalmente a par­tire non proprio di buon'ora, ma purtroppo prima dell'apertura del locale.