Oggi sarei voluto partire prima di ieri, invece le buone intenzioni sono state stroncate da subito, continuando poi con qualche piccolo intoppo aggiuntivo.
Infatti in genere i camminanti si alzano e partono molto presto (spesso verso le cinque e mezza) per cui anche io che ho il sonno leggero, mi sveglio e dopo essermi rigirato un po', dopo un'oretta mi alzo. Nell'Albergue di Azofra però le camere sono a due soli letti, e il mio compagno di stanza ha delle brutte piaghe su un piede e dovrà stare a riposo per qualche giorno per cui non avrà bisogno di alzarsi presto. Morale: mi sveglio alle 8:15 e dopo un'attesa di un quarto d'ora al bar per una colazione penosa e un boccadillo che non è migliore, riesco a partire solo alle nove e un quarto. Comunque finisce come avevo previsto ieri sera: dormo ad Atapuerca dopo una pedalata metà sentiero e metà carretera.
Santo Domingo de la Calzada |
Dopo meno di un'ora mi concedo una visita turistica di un'ora e mezza a Santo Domingo de la Calzada dove approfitto per integrare l'acqua nelle borracce e una seconda capatina al correo; non voglio essere redarguito al mio ritorno a casa e quindi qualche cartolina è d'obbligo.
Tra Santo Domingo de la Calzada e Redecilla del Camino. Addento una mela per prepararmi a molti chilometri sotto il sole cocente, di cui qui sotto si può avere un'anteprima... |
A metà strada fra Santo Domingo de la Calzada e Redecilla del Camino, uno spuntino flash a base di mela per affrontare il sentiero assolato in una regione dove gli alberi saranno solo un desiderio.
Ingrandendo la foto si nota il pellegrino che riposa alla strettissima ombra di un cartello turistico. |
Il pomeriggio è ancora lungo nella regione di Castilla y Leon, e poiché l'unica cortissima ombra offerta dal sole a picco è già occupata da un altro pellegrino che riposa, non mi resta che continuare ad abbronzarmi gambe e braccia, pedalando verso l'ambita oasi.
Tosantos. A lato: il riposo del giusto, all'ombra di un noce, su una morbidissima panchina d'acciaio. |
A Tosantos infatti, la panchina di ferro sotto un frondoso albero di noce diventa una morbida chaise-longue per un quarto d'ora di piacevole sonnellino. È meglio non eccedere in niente e non lasciarsi cullare troppo dai piaceri sia del riposo che della gola, perché più si indulge e più diventa pesante la ripresa; ergo, dopo un'abbondante provvista d'acqua e una barretta energetica si torna in marcia, destinazione Atapuerca, con brevissime soste intermedie nei piccoli pueblos di cui è costellato il tragitto. Redecilla del Camino, Castil del Gado, Villamayor del Rio, Belorado, e più in là di Tosantos, Villambistia, Villafranca Montes de Oca, Santovenia, Ages, e altri nelle vicinanze del Camino, oltre che nomi per me esotici, sono tutte piccole frazioncine o embrioni di paesini, a volte solo agglomerati di case rurali, spesso sorti attorno a una chiesa campestre, nei quali comunque immagino possa essere delizioso trascorrere una traquilla esistenza all'insegna della semplicità, da molti agognata ma senza il coraggio per praticarla.
Purtroppo arrivo ad Atapuerca troppo tardi per poter visitare los Yacimientos Paleontológicos dichiarati nel 2000 dall'Unesco, Patrimonio dell'Umanità.
Comunque, giunto al centro del piccolo pueblo, sello la Credential e ottengo alloggio all'Albergue “El Peregrino”, una piccola e graziosa costruzione di recente edificazione con struttura lignea, pulita e ben tenuta, con un piccolo prato verde ben rasato e i supporti metallici per fissare le biciclette. Stasera non ci sono problemi di posto: oltre a pochi camminanti, siamo solo due ciclisti.
Per la mia già citata preferenza per il pernottamento in piccoli centri, la scelta è molto gradevole, a cominciare dalla giovane e carina hospitalera, per continuare con la stanza a otto letti dove dormo da solo (senza altri roncadores) per soli 8 euro.
Atapuerca. Nel patio del ristorante "El Palomar" con i simpaticissimi proprietari Marìa Eugenia e Juan. |