Fra i pueblos di A Brea e Ferreiros, non ho potuto fare a meno di immortalare il cippo chilometrico ufficiale che indica meno di 100 chilometri alla meta. Si inizia a respirare un'aria diversa, carica di euforia. Forse è questa che aiuta a far muovere le gambe quasi automaticamente, che fa aumentare non il desiderio di arrivare, quanto invece la curiosità di scoprire perché un giorno si è deciso di intraprendere un cammino da ricordare per sempre. Forse è l'ambiente che ci circonda, dove inizia a essere difficile percorrere il sentiero senza che lo sguardo incontri in continuazione altri pellegrini che similmente a tanti piccoli rivoli, si riuniscono a formare un vero fiume.
Questa moltitudine implica anche la maggiore difficoltà di trovare alloggio per la notte, ma questo è un pensiero lontano; la mente è ormai rapita dal cuore ed elabora ben altri tipi di pensieri.
Continuo su tratti misti fino a Portomarin dove mi aspetta una breve arrampicata su una ripida erta dal ponte sul lago fino alla città. Dopo tanti giorni e tanti chilometri sotto il sole e in mezzo ai monti, la sola vista di questa distesa d'acqua basta a procurare refrigerio.
Portomarin. Ponte sul lago, ripreso dopo l'attraversamento. |
Portomarin. I resti del vecchio ponte per l'ingresso pedonale alla cittadina passando per la Capilla de Nosa Señora de Neves. |
Portomarin. Peregrino en descanso. La stanchezza ha il potere di ammorbidire il granito e renderlo soffice come gommapiuma. |
Il fatto gioioso del giorno è stato rincontrare il gruppo dei valenciani. Verso l'ora di pranzo ero fermo a meno di un chilometro da Castromaior, al punto di ristoro Cafe-Bar Descanso del Peregrino presso la Igrexa de Gonzar per una breve sosta di “ricarica” e di chiacchiera con una famiglia di tre milanesi, quando arrivano i “sette”. Grande festa, grande birra, e ripartenza tutti insieme.
Una delle tante curiosità del Camino è che il percorso è disseminato di punti di ristoro spesso costruiti in prossimità delle chiese campestri, ma soprattutto si attraversano piccolissime borgate o pueblos che anche se rispondenti a nomi noti (non solo ai pellegrini, ma persino a Wikipedia) in realtà contano da una a poche decine di abitanti e nelle quali, in alcuni casi esiste anche un Sindaco.
Un Horreo antico... |
Sul tetto recano sempre una croce e un altro simbolo propiziatorio o protettore.
... e uno più "moderno". |
Ma non riesco ancora a capire di che si tratta. Vista la forma, le dimensioni e la croce, mi autoconvinco che si tratti di tombe.
Più tardi Bernat mi spiegherà che sono delle dispense domestiche di cereali e alimenti irraggiungibili dai roditori: sono i famosi horreos.
Al di là delle divagazioni, la previsione per oggi era di proseguire fino a Melide, ma visto che i Valenciani avevano già prenotato otto posti in quattro camere di un hostal a Palas de Rei per dieci euro a testa, mi fermo lì. Solite operazioni post-arrivo, e poi il pomeriggio a passeggiare, chiacchierare e pianificare la tappa di domani davanti ad abbondante cerveza e panadas con tonno o carne. Poi si va a cena e infine a nanna.
Altri fatti e impressioni della giornata:
Nella sagrestia della chiesa locale, dove all'arrivo ho sellado la Credential, c'è appesa la foto del Papa. Si, ma è Karol Wojtyla! Da notare che siamo nell'agosto 2010. E non è ancora stato Beatificato...
Ho già preparato lo zaino e sto per andare a nanna. Non so se riuscirò a dormire serenamente con l'ansia per la tappa di domani che sarà purtroppo quella conclusiva, tanto agognata il primo giorno, e adesso tanto mesta perché segna la fine di un “percorso” fuori dal mondo e dal tempo abituali, che credo tutti vorremmo prolungare per chissà quanto.
Mi sta venendo da piangere a vedere il ponte di Portomarin e la scalinata per accedere al paese: ero arrivata DISTRUTTTTTTTTA!
RispondiEliminaMa quanta nostalgia...
grazie, il sito è stupendo!!!
baci sardi!
franca